III sec. a.C. : Iscrizione in dialetto vestino su di un elemento di calcare, trovata in questi luoghi e conservata nel Museo Archeologico di Napoli. In essa viene citato un tempio italico dedicato a Hercules Iovius edificato sul sito dove oggi c’è Santa Maria in Cerulis. L’epigrafe: Commun Incerula norun servo iuve nes Taresun p(osverunt) in cui vengono resi gli onori ad un flautista servo Commun dalla comunità di Incerule, è invece conservata presso il Museo Archeologico di Chieti. Essa conferma il nome del borgo di Incerule che si estendeva sul sito dove oggi troviamo il Cimitero.

787: Menzione nel Chronicon Vulturnense delle chiese di Cerule e Lapide Vico, ricadenti nel territorio comunale di Navelli. Cerule rappresenta Santa Maria in Cerulis, mentre Lapide Vico la chiesa di Santa Maria Pede Vico posta ai piedi di Serra di Navelli.

816: Donazioni delle genti di Incerule e di Turri al Monastero di San Vincenzo al Volturno (Chronicon Vulturnense). Turri è una località ricadente nel territorio comunale di Navelli.

998: Turri viene citato come località del Giustizierato d’Abruzzo.

1092: In una bolla del Monastero di San Benedetto in Perillis sono citate le proprietà dei monaci nel Castello di Navelli, e precisamente: -due colture, una a Stipibus e l’altra una vigna in località Venatura; -metà chiesa di San Angelo; S. Eugenia; metà chiesa di Santa Maria in Piedivivo; San Savino e sue pertinenze.

1173: Il castello di Navelli fu assegnato a Galgano di Collepietro, Signore di Caporciano.

1184: Nel Catalogum Baronum viene citato Novellum, castello di due militi.

1188: Furono confermate da Clemente III le proprietà di San Benedetto in Perillis in Navelli, riportate nella bolla del 1092, alle quali si aggiunsero due colture, una a Coloniano e l’altra a Piedevivo. Inoltre, nella bolla sono fissate le date delle feste di Santo Stefano e dell’Assunta, nelle quali i monaci ricevevano dei doni dalla popolazione.

1224: Le chiese che ricadevano sotto il governo di San Benedetto in Perillis dovevano pagare delle rendite nei giorni prestabiliti, ossia: -una libbra di cera l’anno per Santa Maria di Piedivivo, da pagarsi nel giorno di Santa Maria; -San Savino e le sue pertinenze pagavano a Natale e nella festa di Santa Maria, per volontà del Proposto; -Sant’Angelo pagava nelle feste di San Benedetto, Natale e il giorno della sua intestazione; -Sant’Eugenia nelle feste di Natale, dell’Assunta e dedicazione.

1227-1230: Un personaggio di nome Francesco detto “Francescone” viene insignito del titolo di Barone dall’imperatore Federico II per essersi destreggiato facendo leva di truppe con successo e onore nella sesta crociata. Da questo “Francescone” discenderà poi la stirpe dei “Francesconi”.

1269: Era fissata nella misura di 11 once la tassa che i Castelli di Navelli e Rocca Preturo dovevano varsare nella “General Sovvenzione”, istituita ad opera di Carlo I per il territorio comune di Torre Maggiore. Navelli partecipa alla fondazione del Comitatus Aquilano. Il suo locale in Santa Maria Paganica non viene edificato.

1294: In un Diploma di Carlo II del 28 Settembre si attesta che il Castello di Turri ha concorso alla fondazione della città di L’Aquila. Nello stesso diploma viene citato anche Navelli denominato “Navellum”.

1343: Le Università di Navelli e Collepietro a causa di controversie legate ai confini e allo sfruttamento dei pascoli si fronteggiarono in armi. Gli scontri furono duri e si contarono anche dei morti. La pace fu consacrata nella chiesa di San Salvatore a Collepietro il 30 marzo, alla presenza di notabili aquilani quali Mattuccio di Mattuccio di San Vittorino e Niccolò Teodino dei Pretatti. L’accordo raggiunto prevedeva: L’elezione di quattro sindaci, due per ogni Università, che dovevano provvedere a stilare l’elenco dei danni causati dagli scontri per permettere a coloro che li avevano causati di sistemarli; La possibilità per la popolazione di Navelli di poter pascolare gli armenti nelle Selve di Collepietro ma, senza poter costruire case, cavare calcare o coltivare i terreni. D’altro canto i collepretesi potevano usufruire dei pascoli di montagna di Navelli; Gli abitanti dei due centri potevano acquistare case o pertinenze nell’altro borgo, con facoltà di versare i tributi nelle casse del centro di origine, e l’opportunità per l’acquirente di far legna in quel territorio. Per chi trasgrediva era prevista una pena pecuniaria di 50 once d’oro. Proposto di Sant’Angelo di Navelli è Filippo del dottor Giovanni di Roio.

1349: L’Antipapa Clemente VII ammette Navelli nella Diocesi di L ‘Aquila.

1353: Su di un provvedimento del 17 Settembre ad opera di Ludovico e Regina Giovanna, vengono menzionati i centri di Cerule e Navellis.

1360: Navelli era registrata nella Diocesi di Valva. Nel suo territorio erano presenti cinque chiese le quali versavano delle rendite che venivano corrisposte in date prestabilite: -Sant’Angelo in Natale e festa di San Pelino; -Santa Maria era messale, alla festa dell’Assunzione; -San Pelino una libbra di cera in Natale; -San Salvatore a Natale; -San Pietro come San Pelino.

1362: Proposto di Navelli Filippo Giovanni di Roio.

1373: Il sindaco di Navelli fa omologare l’accordo con la comunità di Collepietro nel Regio Palazzo di Aquila, dal Capitano Tommaso degli Olivj di Lucca. Da osservare che l’Università di Collepietro era contumace.

1375: Abbiamo notizie di una controversia tra la popolazione di Civitaretenga e la chiesa di San Angelo di Navelli. I civitovici si erano procurati della legna e avevano sfruttato i pascoli sui terreni in località Lanterna, di proprietà della chiesa. Il Proposto Filippo di Giovanni di Roio interpellò il Capitano Tommaso degli Olivj di Lucca che vietò ai civitovici di continuare le loro attività in suddetta località.

1380: Nelle lotte contro l’Aquila, fu attaccata, dalla città di Amatrice guidata da Carlo di Durazzo. Il centro riportò notevoli danni.

1397: Proposto di San Angelo era Marino detto Martino di Cola di Cervia.

1400: Arciprete di Santa Maria era Antonio di Notar Lieto di Navelli.

1409: Nella Tassazione di Ladislao, Navelli è tassato per 90 fuochi con 451 grani.

1423: Navelli fu assediata dalle truppe di Fortebraccio da Montone, il castello si arrese ma non fu espugnato

1424: Il Papa Martino V confermò il passaggio del Castello di Navelli dalla Diocesi di Valva a quella di L’Aquila.

1435: Proposto di San Angelo è Antonio di Fagnano.

1443: Il centro viene riconquistato da Alfonso di Aragona, nelle lotte contro Renato D’Angiò, al quale il centro aveva dichiarato fedeltà.

1447: Il Comune di Navelli concorse con delle rendite in soccorso dell’Ospedale Maggiore di San Salvatore affinchè riservi posti per i suoi abitanti in caso di ricovero. La notizia è riportata su di un documento di papa Niccolò V.

1456: Nei giorni 4-5 Dicembre vi fu uno dei più disastrosi terremoti che distrusse numerosi centri e alcuni di essi, soprattutto i più piccoli, non vennero più ricostruiti.

1457: Proposto di Sant’Angelo è Liberato di Mascio della Riviera.

1475: Viene edificata la Porta Santa Maria ad opera di Antonio Cola di L’Aquila che all’epoca era il capitano di Navelli.

1495: Ci fu una razzia di animali da soma nella Piana di Navelli ad opera del Governatore di L’Aquila Giovanni del Tufo il quale partì per scontrarsi contro Carlo VIII.

1498: Il Castello di Navelli è cinto da mura e viene edificato il palazzo Onofri in zona “Spiagge Grandi” con l’annessione a quest’ultimo di una delle cinque porte di accesso al paese, la “Porta Villotta” detta anche “Porta Sud”, notizia tratta da un atto di compravendita tra il Sindaco e due massari di Navelli e Giacomo di Notar Nanni di Civitaretenga. Il luogo era fuori porta Santa Maria.

1508: Nella Numerazione incorsa in questo anno il Castra di Navelli contava 350 anime.

1509: Ci fu un nuovo contenzioso tra le Università di Navelli e Collepietro per questioni legate ai pascoli indivisi e dei relativi confini. L’accordo per la risoluzione della controversia avvenne di nuovo nella chiesa di San Salvatore, fuori le mura del borgo di Collepietro. Gli intervenuti per la stipula dell’accordo furono Troiano Casella di L’Aquila Dottor in Legge nelle cause civili, Santuccio Franco sindaco di Collepietro e Alessandro di Giacomo di Carlo di Paganica sindaco di Navelli. I siti oggetto della contesa erano: la piana ai piedi di San Salvatore, il lago di Montore, il prato Navellense e Spineta, i quali erano indivisi tra le Università, oltre a Curiale e Colle Pagana, dove non erano segnati i confini, tanto da provocare contese tra i pastori dei due borghi. L’accordo avallato dai Signori della Camera Aquilana e da Ludovico Franco Conte di Montorio prevedeva: che i navellati potevano far pascolare i loro animali grossi nella zona occidentale, ai piedi del borgo di Navelli e gli animali non dovevano oltrepassare il confine stabilito dalle vigne, il colle di San Salvatore e la strada pubblica verso Colle di Pagana. Nella zona orientale non era permesso il pascolo ai navellati ma a loro veniva lasciata l’opportunità di far abbeverare gli animali nel lago di Montore. I confini dovevano essere rispettati anche dai collepretesi. Bisogna ricordare che rimanevano validi gli accordi raggiunti nel 1343.

1513: Vi furono dei problemi con Capestrano per questioni di pascolo. Per Navelli partecipò all’incontro il sindaco Alessandro di Giacomo di Carlo e per Capestrano Ludovico Franco e Andrea D’Alfonso Piccolomini D’Aragona Duca di Amalfi, Conte di Celano, Signore di Capestrano. Convennero che i navellati e i cittadini di Capestrano potevano entrambi usufruire del territorio compreso tra i due centri fino al confine con Collepietro tranne che sui terreni affidati dal Duca. I navellati potevano far abbeverare i loro animali presso la fonte di Capestrano a condizione che non invadessero i campi con gli armeggi e danneggiassero le colture, pena una ammenda al Duca di 5 carlini.

1529: Vista la posizione geografica favorevole nell’Italia centrale e la sua rilevanza in campo economico, in quanto terra di confine tra lo Stato Pontificio e del Regno di Napoli, al quale apparteneva, il Comitatus Aquilano era al centro di lotte tra la Corona di Francia e quella di Spagna. La spuntarono gli spagnoli che fecero pagar caro il doppio gioco messo in atto dalla città per conservare i propri benefici economici. Gli spagnoli smembrarono il Comitatus Aquilano affidando i centri ad ufficiali spagnoli, patrizi romani oppure a baroni aquilani. L’infeudazione del territorio venne affidata a Orange, generale spagnolo, il quale assegnò il Castello di Navelli a Camillo Caracciolo. Detto castello passò poi nelle mani della famiglia Gregori di Collepietro ed in seguito in quelle della Baronessa Maddalena Trasmondi dei Tomasetti di Celano.

1532: Navelli contava 91 fuochi fiscali

1533: L’Infeduazione in data 20 Dicembre cita il feudo di Navelli.

1534: Durante il governo di Carlo V in questa terra si contavano 183 fuochi.

1539: Vi fu una disputa con il Castello di Rocca Preturo per la contesa della Villa di Torre Maggiore che nel medio-evo era denominata Turri. L’università di Navelli portava avanti la tesi che nell’Altopiano omonimo i castelli si erano formati dalla fusione di più ville, pertanto al nuovo borgo erano affidate tutte le pertinenze dei villaggi confluiti. Anche Navelli fu soggetto ad un processo di questo genere, vennero riportate le ville che presero parte alla costituzione del castello, queste sono: Villa di Piano, Villa di Piaggiagrande, Villa di Piaggiapiccola, villa Santa Lucia e villa Del Colle. Ogni villa doveva avere acqua e territorio. La villa di Turri era accatastata da tempo immemorabile nel Castello di Navelli, quindi tale Università la riteneva ricadente nelle sue competenze. Inoltre Torre Maggiore sorgeva nelle vicinanze della Serra Maggiore dove vi era sorgente Acquari, ricadente al territorio di Navelli. Considerando che, gli abitanti di un castello potevano usufruire dei beni presenti sul loro territorio liberamente, mentre per i beni appartenenti ad un altro castello dovevano essere autorizzati, l’università di Navelli riteneva che l’abitato oggetto della disputa non poteva che essere ricadente sotto la sua giurisdizione poiché i suoi abitanti si approvvigionavano di acqua presso la sorgente Acquari.

1545: Navelli contava 138 fuochi fiscali

1554: Il Castello fu venduto all’Università di L’Aquila per essersi devoluto alla Regia Corte con patto di retrovendita.

1559: Diomer Carafa aveva acquistato dalla Regia Corte undici castelli del contado aquilano, tra cui Navelli, che aveva scelto come sua residenza. La sua abitazione si trovava vicino la porta pubblica, verso L’Aquila, sul lato occidentale. Il contratto prevedeva che Carafa doveva rimettere nelle casse Regie 30000 ducati. Nel 1563 ne aveva corrisposti solo 5000, questo comportò l’annullamento del contratto.

1561: Navelli contava 183 fuochi fiscali

1595: Questo feudo contava 204 fuochi

1611: Camillo Compagni di Firenze Governator Generale dello Stato di Capestrano, in nome di Cosimo de’ Medici, Gran Duca di Toscana, Principe di Capestrano, della Baronia di Carapelle e Terra di Bussi, i signori della montagna Angelo Sciovi sindaco di Capestrano, Fulvio Pietropaoli Barone di Navelli, Giorgio Massimo sindaco della terra stessa si riunirono per discutere di questioni riguardanti il pascolo. Venne così istituita una zona franca sulla quale pascolare tra i due centri. Era vietato fare legna, calcare sui terreni di proprietà del Principe, chi avesse trasgredito doveva pagare una ammenda.

1632: viene terminata l’edificazione del Palazzo Baronale.

1639: Viene compilato un catasto con le prorpietà di ogni singolo cittadino.

1648: Il Castello di Navelli contava 204 fuochi.

1651: Viene compilato un catasto con le proprietà di ogni singolo cittadino.

1656: La peste uccide circa ottocento persone che vengono seppellite per emergenza nella cappella cimiteriale delle nobili famiglie di Navelli detta del Suffragio che in seguito a questo episodio diviene chiesa.

1653-1668: Il feudo era intestato a Carlo Ronchelli.

1669: Il feudo era intestato a Silvia Nicca, passò poi ai Pietropaoli di Molina e contava 170 fuochi.

1671: Viene compilato un catasto con le proprietà di ogni singolo cittadino.

1707: Viene compilato un catasto con le proprietà di ogni singolo cittadino.

1732: Navelli contava 173 fuochi

1746: Su ordine di Carlo III di Borbone viene compilato il catasto onciario dove oltre alle proprietà di ogni singolo cittadino vengono definiti anche i vari nuclei familiari il ceto di ognuno di essi e i loro mestieri. A Navelli vi era: un feudatario, due membri del Primo Ceto Civile, quattro Dottori in Legge, due Regi Notari, un Dottore in medicina, due Cittadini e Civili, cinque Studenti e Scolari, uno Scribente, quindici Ecclesiastici, un Negoziante, uno Speziale, tredici Calzolai e Scarpari, tre Sarti, cinque Falegnami, tre Mastri Ferrari, tre Muratori, uno Scarpellino, trentaquattro Massari, centosettantadue Bracciali, due Bifolchi, undici Campesi, diciassette Campieri, un Camparolo, un Mulattiere, un Pastore e cinque Militari, per un totale di 170 fuochi. Vi erano solo nove Magnifici.

1751: Furono affittate al Magnifico Don Candido Piccioli le intere industrie dello zafferano e della seta.

1752: Viene edificata sulla piana la Villa Francesconi in contrada San Rocco dall’architetto Filippi su commissione del B.ne Giovanni Francesconi per la figlia Marianna in occasione delle nozze di quest’ultima con il Notabile Don Casimiro Giampietri.

1755: Il feudo passò a Nicola Antonia Trasmondi.

1756: Passaggio del feudo a Maddalena Trasmondi.

1794: Viene concessa da Ferdinando IV di Borbone a Don Gian Saverio dei B.ni Francesconi la “Bolla della Santa Crociata” che comprendeva vari privilegi per aver donato “Grana 26 e tre Calli” al regno di Napoli al fine di aumentare le forze marittime contro i corsari Maomettani che infestavano gravemente tutti i lidi del regno.

1815: Ferdinando I di Borbone insigne Don Gianfrancesco Piccioli del Titolo di “Marchese di Navelli” per aver dimostrato fedeltà alla corona nel periodo dell’invasione Francese. La famiglia per questo aggiunge allo stemma gentilizio un simbolo di fedeltà al re.

1821: il 29 Agosto viene nominato Sinadaco del Comune di Navelli Il B.ne Giuliano Francesconi in rimpiazzo del B.ne Leopoldo Marchi di Turri.

1826: Venne stabilito che ogni martedì del mese nel borgo di Navelli si allestisse un mercato.

1867: Il primo Aprile, in seguito alla legge del 20/05/1865 n° 2248 sulla Sanità Pubblica, il Prefetto nomina un agrimensore e un perito per l’individuazione dei siti per la collocazione dei Cimiteri negli abitati di Navelli e Civitaretenga. Il 24 ottobre il prefetto approva i piani topografici redatti dal perito agrimensore Francesco Paolo D’Orazio, per la costruzione dei Cimiteri di Navelli e Civitaretenga. Nella relazione del Prefetto vengono apportate anche delle modifiche al progetto originario in rispondenza della Legge Regia sulla sanità pubblica. Tra le modifiche approvate: altezza del muro di cinta di tre metri, area maggiore. Il Prefetto di L’Aquila approva il progetto redatto dal Comune di Navelli per la costruzione del nuovo cimitero fuori dal centro abitato. Il progetto è redatto dal Perito Agrimensore Francesco Paolo D’Orazio.

1872: Il 29 Giugno il Comune delibera per l’avvio di studi per l’impianto di approvvigionamento di acqua potabile e la realizzazione di una fontana.

1873: Vengono iniziati i lavori di costruzione della strada comunale per Civitaretenga e per il cimitero di Santa Maria in Cerule.

1879: In data 29 Maggio l’Amministrazione Comunale delibera per l’acquisto di un immobile di proprietà del Sig. Luigi Benedetti per l’ampliamento della Casa Comunale. Questo edificio doveva contenere: gli uffici comunali, telegrafo, scuola elementare e magazzino.

1882: Il Consiglio Comunale delibera per la realizzazione dell’impianto di illuminazione pubblica. Viene approvato il progetto per la distribuzione dell’acqua potabile, in data 31 Ottobre. Il 10 Marzo vengono affidati i lavori di realizzazione del Cimitero di Navelli a Camillo Venditti.

1885: In un documento emanato dal comune di Navelli in data 3 Maggio, al prefetto si richiede un intervento finanziario per il recupero di alcune case del borgo antico per salvaguardare l’incolumità degli abitanti delle case vicine. Nel documento si dice che per le case con pericolo di crollo immediato sono stati emanati decreti di sgombero e demolizione indirizzati ai proprietari. Si dice altresì che questi decreti non potevano essere compilati per tutte le abitazioni che si trovavano in quelle condizioni, perché altrimenti bisognava sgomberare buona parte del borgo più antico. Il Comune chiede che venga nominato dall’Amministrazione Provinciale un Ingegnere che rediga un piano di recupero del centro. Inoltre viene riconosciuto il permesso alla famiglia Francesconi, in quanto “appartenente al rango de’ Nobili”, di far celebrare la Santa Messa nella cappella gentilizia di famiglia.

1887: L’Amministrazione Comunale autorizza in via eccezionale il taglio del bosco di Piè Piaggia, già coperto da vincoli, per l’uso del legname in forni di calce.

1890: Viene affidata da parte del Comune al Sig. Troiani, l’antica cava di Pietrava in abbandono. Il Troiani si impegnò a riconsegnarla all’amministrazione alla fine del mandato in ottimo stato.

1892: Vertenza tra la Parrocchia e il Comune per il pagamento dei terreni espropriati dall’Amministrazione per la costruzione del cimitero e strada per Civitaretenga. Viene presentato il progetto per la realizzazione dell’acquedotto municipale. L’opera è stata progettata dall’Ing. Civile Giuseppe Inverardi. Il progetto è presentato in data 15 Giugno. Viene redatto un verbale di accettazione dei fondi per l’esproprio dei terreni da parte dell’Amministrazione Comunale per la realizzazione del Cimitero.

1893: Il Genio Civile approva il progetto di costruzione dell’acquedotto comunale, in data 11 Giugno. Il Comune di Navelli, con delibera del 6 Dicembre, approva la costruzione della fontana nella piazza San Pelino, ai piedi dell’abitato. Il progetto è redatto dall’Ing. Civile Giuseppe Inverardi.

1902: Viene terminata la Piazza San Pelino

1904: Appalto per l’illuminazione pubblica.

1906: La famiglia dei B.ni Francesconi acquisisce l’ex feudo di Bovadilla e il castello di Celano dalla famiglia dei B.ni di Renzo grazie al matrimonio di Alfonso Francesconi con Angela di Renzo.

1912: Il primo agosto viene approvato dal Consiglio Comunale il progetto per l’esecuzione dei lavori relativi all’impianto di una pompa elettrica per portare l’acqua in piazza Santa Maria.

1913: Il Comune acquista un terreno per lo smaltimento delle acque reflue del serbatoio. Il terreno in questione è contiguo al serbatoio. Le acque reflue saranno impiegate nel pubblico lavatoio. Il Geometra Giuseppe Biglieri redige due piante topografiche, una per Navelli e l’altra per Civitaretenga per il censimento della popolazione. Riceve come pagamento la somma di £. 25.

1914: Ampliamento del Cimitero.

1915: il paese viene colpito dal terremoto d’Avezzano

1916: Nel Bilancio di previsione per il biennio 1916-17 il Comune chiede maggiori finanziamenti per fronteggiare le spese di ricostruzione dei fabbricati danneggiati dal terremoto del 1915.

2005 Francesca apre il Bed and Breakfast Abruzzo Segeto

Navelli panorama con mandorlo
Scorcio di Navelli
Scritte sui muri di Navelli
Chiesa di Madonna del Campo by night
Abside Santa Maria in Cerulis
Calascio (AQ), la Rocca medievale dall'alto
Navelli - scorcio
Navelli: antico portone
Navelli - scorcio
Palazzo Santucci di Navelli
Navelli, uno scorco delle antiche case
Fiume Tirino
Campo Imperatore - pecore al pascolo
Campo Imperatore - Francesca Ardizzola