In Abruzzo le festività religiose della Santa Pasqua si intrecciano a tradizioni medievali e riti profani in occasione di suggestive ricorrenze che tornano ogni anno a rendere paesini e borghi davvero magici.

La madonna che scappa in piazza a sulmona

La madonna che scappa in piazza a sulmona

Ecco il programma delle più importanti manifestazioni della Settimana Santa in Abruzzo:

 ·         PASSIONE VIVENTE, GESSOPALENA – MERCOLEDÌ SANTO

La prima celebrazione della Settimana Santa si svolge il mercoledì a Gessopalena, un piccolo comune in provincia di Chieti.

La manifestazione ha inizio al calar del sole e rievoca i momenti della Passione di Cristo per gli stretti vicoli e ruderi del borgo. Alla rappresentazione partecipano persone del luogo offrendo così una commovente esperienza di teatro popolare.

 ·         PROCESSIONE DEGLI INCAPPUCCIATI, LANCIANO – GIOVEDÌ SANTO

Il giovedì santo si tiene a Lanciano la Processione degli Incappucciati, uno dei riti più solenni della Settimana Santa che l’Arciconfraternita di San Filippo Neri celebra fin dal XVI secolo.

Per i cristiani è la sera dell’ultima cena, la sera del tradimento, e per questo motivo i Confratelli di San Filippo Neri sfilano per la città con il volto incappucciato, vestiti di lunghe tonache nere con medaglioni dai simboli di morte. Il corteo è un atto di penitenza per il tradimento di Cristo nella sera dell’ultima cena. Al centro della processione, c’è il  “Cireneo”, che in incognito, cammina, scalzo e incappucciato, portando sulle spalle la pesante Croce del Calvario. Le vie del centro sono illuminate solo da lanterne e una banda suona musiche sacre dei maestri lancianesi come Masciangelo, Bellini e Ravazzoni.

 ·         PROCESSIONE DEL CRISTO MORTO, SULMONA – VENERDÌ SANTO

Tra le processioni del Venerdì santo, quella serale è sicuramente la più suggestiva e la più grande, e si snoda per tutte le vie del centro storico di Sulmona. E’ organizzata dai confratelli della SS. Trinità, detti Trinitari, perciò la processione è nota anche come Processione dei Trinitari.

Il passo dei portari è quello lento e dondolante del cosiddetto “struscio”. La processione ha inizio dalla piccola e antica chiesa della Trinità, sede dell’ Arciconfraternita, che riapre dopo essere stata chiusa dal Mercoledì santo. All’inizio sfila il Tronco, grande croce coperta da un velluto rosso e decorata da foglie e frutta in argento, tutto del ‘700.

Il Tronco è portato da un confratello e dietro di esso sfilano tutti gli altri confratelli che portano i caratteristici e tipici “lampioncini” in argento del ‘700.Dopo questi, c’è il coro composto da oltre 100 confratelli che intonano il Miserere, seguiti dalla banda che accompagna il canto con la Marcia del Vella. Sfila poi la lettiga in argento del ‘700 (decorata con tessuti e veli) dove è posta la statua del Cristo morto sopra il quale, prima della processione, i fedeli hanno posato dei fiori. A chiudere il mesto, lento e lungo corteo è la statua dell’Addolorata, una particolare statua vestita con un abito completamente nero.

Arrivati alla chiesa di S. Maria della Tomba, dal campanile della chiesa scende una cascata di luci che, nella fede cristiana, serve ad indicare che il Cristo ha liberato i fedeli dai peccati. Davanti a questa chiesa, secondo antichi e rituali patti, i Trinitari cedono ai Lauretani il permesso di portare le statue per le vie del loro quartiere, riconsegnando poi ai Trinitari le statue. I Lauretani hanno comunque il permesso di sfilare con i Trinitari fino al rientro in chiesa, anch’esso molto suggestivo: tutti i confratelli con i “lampioncini” si dispongono attorno al portale e assistono al rientro del Tronco del Cristo e dell’Addolorata (quest’ultima rientra rivolgendosi alla folla dei fedeli e turisti).Dopodichè, i battenti della chiesa vengono chiusi. La processione inizia circa alle ore 20-21 e termina approssimativamente all’una di notte

Anche a Chieti si svolge un corteo simile in cui gli abitanti incappucciati e vestiti di bianco attraversano le vie del centro. Altrettanto suggestiva è la processione di Ortona, dove però sono le donne a sfilare, con il capo coperto da un velo nero, intonando le litanie religiose.

A Teramo, infine, si tiene la processione della Desolata, un antico rito che vede la statua della Madonna percorrere le vie del centro in cerca del figlio Gesù.

 ·         LA PASSIONE VIVENTE, BARREA – SABATO SANTO 

Il Sabato Santo vengono rievocate le ultime ore della vita di Cristo.

L’associazione culturale Antologia di Barrea mette in scena una rappresentazione a cui prendono parte circa 200 tra attori e figuranti del luogo. La manifestazione che fa rivivere i momenti della passione di Cristo, dall’ingresso in Gerusalemme alla crocifissione, è uno spettacolo commovente che ogni anno richiama oltre 3000 spettatori.

 ·         LA MADONNA CHE VÉLE, INTRODACQUA – DOMENICA DI PASQUA

Ogni anno, la Domenica di Pasqua, nello splendido borgo di Introdacqua, in provincia dell’Aquila, si svolge il rito de “La Madonna che véle”.

Nella piazza affollata appare lentamente, dalla salita di San Rocco, la statua della Madonna vestita a lutto, portata a spalla da quattro giovani, privilegio che si acquisisce mediante asta pubblica in presenza dei deputati organizzatori della festa.

La Madonna si incammina così verso la parte opposta della piazza dove l’attende il Cristo risorto, dando così inizio alla frenetica “volata” tra spari di mortaretti, suono di campane e banda locale. Il mantello nero della Madonna cade e appare nella consueta veste celeste.

Nell’emozione generale parte la processione per le vie del paese, guidata dalla Madonna che per gli abitanti di Introdacqua non scappa, ma vola. Visto da lontano, sembra davvero un volo quello della Madonna che passa sopra le teste delle persone.

 ·         LA MADONNA CHE SCAPPA, SULMONA – DOMENICA DI PASQUA

Solenne e gioiosa l’atmosfera della Domenica di Pasqua a Piazza Garibaldi che gremita di folla ospita la celebre manifestazione organizzata da secoli dalla Confraternita di S. Maria di Loreto.

 

Di origini Medievali, rievoca la Resurrezione di Cristo con una funzione folcloristico-religiosa unica nel suo genere. In uno dei lati della piazza, sotto le arcate dell’acquedotto svevo, è visibile il trono con la statua del Cristo Risorto.

 

 Dalla parte opposta vi è la Chiesa di S.Filippo dalla quale uscirà la Madonna in lutto, su sollecitazione dei due discepoli di Gesù, S. Pietro e S. Giovanni, i quali le hanno recato la lieta novella della resurrezione del Cristo.

 

 I due Santi vanno a vicenda a bussare, ma Ella crederà solo a San Giovanni al terzo tentativo. La madre di Gesù questa volta obbedisce all’invito di Giovanni, le porte della chiesa si aprono ed esce.

 

 Il Rituale è complesso ed articolato: la Madonna percorre con passo incerto e cadenzato la distanza che vi è tra la chiesa e il centro della piazza perché è ancora incredula e sconvolta dal dolore. Giunta a metà della Piazza, la madre di Gesù scruta meglio l’orizzonte e riconosce il Figlio risorto che l’attende.

 A questo punto la Madonna inizia una corsa sfrenata, durante la quale le cade il mantello nero del lutto. Le resta indosso il vestito verde, il colore della primavera, foriera di lieti auspici mentre un volo di colombi si libra nel cielo accompagnato da scoppi di mortaretti. Ancora una volta si è compiuto un rito che vanta radici remotissime che vanno ben oltre la dimensione cristiana.